Un tunnel di droga e violenza: l’ex Serie A rischia grosso | Potrebbe finire in carcere

Un tunnel di droga e violenza: l’ex Serie A rischia grosso | Potrebbe finire in carcere

Trofeo della Serie A - LaPresse - Dotsport.it

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Trofeo della Serie A – LaPresse – Dotsport.it

Una lunga e inarrestabile discesa agli inferi. È quanto è accaduto e succede tutt’ora a molti protagonisti del mondo del calcio

Dall’altare alla polvere, un percorso drammatico e quasi sempre senza ritorno. La storia del calcio pullula di esempi di calciatori, anche di primissimo piano, che non hanno avuto né la capacità e né tantomeno la lungimiranza di gestire denaro e successo.

Tanti, troppi ex campioni sono scivolati nel baratro della droga, un pozzo senza fondo che li ha portati faccia a faccia con il nemico più pericoloso e terribile, quella della miseria materiale e spirituale.

Ad essere andati in rovina sono calciatori di tutti i Paesi e di tutte le nazionalità, anche se l’esempio più eclatante è quello di Diego Armando Maradona, l’argentino più famoso di sempre scomparso a soli sessant’anni.

Inutile ripercorrere le tappe più tragiche della vita del Diez, ma si può dire senza tema di smentita che in Sudamerica più di qualcuno abbia agito e assunto comportamenti sbagliati mosso quasi da spirito di emulazione.

Ex Serie A, è un calvario inarrestabile: rischia davvero tanto

Non è un caso che altri giocatori argentini, anche dotati di talento e capacità tecniche, abbiano imboccato il sentiero sbagliato perdendosi nei meandri della droga e del vizio. Uno di questi è tristemente noto a tutti i tifosi italiani.

È infatti l’attaccante che nella maledetta semifinale dei Mondiali del 1990 disputata al San Paolo di Napoli realizzò, sfruttando l’errata uscita dai pali di Walter Zenga, il gol del pareggio dell’Argentina contro gli azzurri di Azeglio Vicini.

Italia Argentina - Ansa - Dotsport.it
Italia Argentina del 1990 – Ansa – Dotsport.it

Dalle stelle alle…stalle, una vista distrutta

Per chi non l’avesse capito stiamo parlando di Claudio Paul Caniggia, il biondo attaccante che in Italia si mise in grande evidenza con le maglie di Atalanta, Roma e Verona. Balzò agli onori della cronaca per la squalifica di 13 mesi inflittagli a causa di tracce di cocaina trovate nelle sue urine.

Ebbene a distanza di un trentennio da quei fatti Caniggia, che da tempo ha appeso gli scarpini al chiodo, è ancora sotto processo a causa delle accuse rivoltegli dall’ex moglie di abuso di sostanze stupefacenti e di violenza provata. Nei prossimi mesi rischia di subire una condanna a 15 anni di reclusione. Un dramma senza fine per l’uomo che rovinò il mondiale a milioni di tifosi italiani.